Il virus non ucciderà l’editoria

Le librerie chiuse per settimane, la pubblicazione dei titoli rimandata a tempi migliori, lo stop ai festival. Ci si è messo perfino Amazon: nei giorni peggiori della crisi sanitaria, si è concentrato sulla consegna dei generi di prima necessità lasciando passare fino a quindici giorni tra l’acquisto e la consegna di un romanzo. Se aggiungiamo al quadro la nuova legge sul libro entrata in vigore prima del lockdown – una misura che ha abbattuto lo sconto massimo sui volumi dal 15 al 5 per cento, giusto per incentivare gli acquisti… – la tempesta è servita.

Il bollettino di guerra

La tempesta è descritta nell’indagine condotta dall’AIE (Associazione Italiana Editori) in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriali, uno studio sul mercato del libro nel 2020 presentato il 26 maggio. Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, ha usato parole drammatiche:

Siamo di fronte a una crisi epocale. La perdita di reddito delle famiglie conseguente alla caduta del Pil, -8 per cento annuo secondo le stime del governo, porterà a una riorganizzazione della spesa di cui vediamo già oggi i segnali e che, se non contrastata attraverso un forte sostegno alla domanda, potrebbe avere un impatto drammatico sul nostro settore con forti ricadute sull’occupazione.

Sommando gli effetti del lockdown con la caduta della domanda nella seconda parte dell’anno, temiamo che l’intero mercato del libro (fiction, saggistica, ma anche libri scolastici, universitari e professionali più la vendita dei diritti) possa chiudere il 2020 con un pesantissimo calo di fatturato quantificabile tra i 650 e i 900 milioni rispetto ai 3,2 miliardi complessivi nel 2019.

La presentazione dell’indagine si può rivedere sul sito dell’AIE, insieme al comunicato stampa. Ecco le cose da sapere, in pochi punti:

  • Nel primo quadrimestre del 2020, sono state vendute 8 milioni di copie in meno rispetto all’anno precedente.
  • La perdita in termini di fatturato è stimata in 134 milioni di euro (tenendo conto anche dei canali non monitorati dagli istituti di ricerca quali cartolibrerie, fiere, vendite dirette, ecc); sono 90,3 milioni di euro accertati se consideriamo solo librerie, store online e grande distribuzione organizzata.
  • Hanno tenuto meglio di altri i settori ragazzi (-16,2 per cento) e non fiction specialistica (-11,3 per cento); profondo rosso per fiction (-22,9 per cento) e non fiction generale (-23,4 per cento).
  • Dal 16 marzo al 3 maggio, il calo delle novità (ovvero dei lanci di nuove pubblicazioni) è pari al 66,3 per cento rispetto all’anno precedente; se consideriamo solo i titoli gestti dai grandi distributori nazionali (ALI, Messaggerie Libri e Mondadori) arriviamo a -91,1 per cento.

L’indagine rileva anche l’impennata dell’online nelle prime 16 settimane dell’anno (a Internet si deve il 47 per cento delle vendite di libri di varia, contro il 26,7 per cento dell’anno precedente), mentre le librerie passano da 66,2 per cento a 45 per cento del venduto complessivo; resta stabile la grande distribuzione al 7,3 per cento. I dati sull’online stupiscono fino a un certo punto: le librerie sono rimaste chiuse a lungo (qualcuno ha lavorato con spedizioni a domicilio, ma ha perso comunque il 70 per cento di fatturato rispetto al 2019) mentre Amazon, Ibs e compagnia erano aperti.

Chiusa la parentesi numerica, Levi ha lanciato un appello alle istituzioni:

Non si esce da questa crisi senza una forte presa di consapevolezza da parte di istituzioni e operatori. La partita non è chiusa: sia pure nelle difficoltà, le imprese stanno reagendo e un forte sostegno alla domanda, tramite bonus alle famiglie e acquisti delle biblioteche, può ancora avere significativi effetti. Se faremo presto.

Le stesse richieste arrivano in questi giorni dalle imprese di ogni settore, dal commercio, dai pubblici esercizi, dallo sport, dallo spettacolo. Per il mondo del libro la situazione è davvero così grave? Il coronavirus sta mettendo in ginocchio l’editoria, ma le tempeste passano e non è detto che i danni siano irreparabili.

Il bicchiere mezzo pieno

I numeri vanno contestualizzati. Per settimane le librerie sono rimaste chiuse; c’è stato un periodo, almeno in Lombardia, in cui nei giorni festivi e prefestivi gli scaffali dei libri erano inaccessibili anche nei supermercati. Tanti titoli su Amazon non erano più disponibili, forse a causa di ritardi nei rifornimenti, e in ogni caso bisognava mettere in conto lunghe attese per la consegna a domicilio: personalmente sono riuscito ad acquistare Spillover di David Quammen, il caso editoriale dell’era Covid-19, molti giorni dopo la pubblicazione nella collana dei tascabili Adelphi.

Quanto alle librerie che hanno continuato a vendere spedendo i libri a domicilio, si trattava di contattare il negoziante, ordinare il titolo, gestire il pagamento (non sempre con carta di credito) e – ancora una volta – aspettare. Per lettori abituati ad avere qualsiasi libro in 24 ore non era certo il massimo.

Altre giustificazioni al crollo delle vendite? L’uscita delle novità più attese, come certifica la stessa AIE, è stata rimandata. Moltissime case editrici – da Feltrinelli al Saggiatore – hanno regalato ebook, gli stessi ebook che hanno spopolato su MediaLibraryOnLine (la piattaforma per i prestiti digitali utilizzata da gran parte delle biblioteche): non abbiamo mai avuto tanti titoli da leggere gratuitamente, anche se solo in digitale.

Ora che le librerie hanno riaperto e Amazon è tornato a spedire in tempi ragionevoli, le vendite torneranno a crescere. La crisi economica si farà sentire, certo, le presentazioni dei volumi in pubblico e i festival restano difficili da organizzare, ma ci sono fattori che giocano a favore dell’editoria.

Primo. In questi giorni le case editrici riprendono a pubblicare titoli molto attesi rimasti fermi a causa del lockdown e lo fanno in un contesto temporale favorevole, a ridosso dell’estate e delle vacanze. Ci sono libri che venderanno moltissimo: fra i romanzi scommetterei su L’enigma della camera 622 di Joël Dicker, mentre i saggi sul Covid-19 continueranno a moltiplicarsi.

Secondo. Nel corso del lockdown non è venuta meno la voglia di ascoltare storie: molti italiani, chiusi in casa, hanno scoperto i podcast e gli audiolibri. Francesco Bono, content director di Audible, ha tracciato un bilancio delle ultime settimane in un’intervista con askanews:

C’è stato sicuramente un cospicuo aumento di traffico sul sito, più gente ha mostrato interesse e sta scoprendo Audible durante questo lockdown. C’è stato tantissimo passaparola in queste settimane tra le persone che vedono Audible come un servizio sia di intrattenimento che di informazione e formazione.

La percezione del podcast si sta diffondendo tantissimo e sono oltre due milioni quelli che dicono di ascoltare podcast regolarmente almeno una volta a settimana. La grande sfida è aumentare la awareness rispetto al podcast e quindi farlo percepire alla stregua di giornali, libri, televisione e altri media.

Terzo. Nel giro di poche settimane, milioni di persone sono entrate in contatto con strumenti che prima guardavano con sospetto: l’e-commerce e il pagamento con carta di credito, gli ebook e gli audiolibri. Chi non ha una libreria vicino a casa, ha scoperto che può leggere in altro modo o più semplicemente può acquistare libri su Internet per vederseli recapitare in poche ore. Se il coronavirus non avesse costretto in casa tutte queste persone, forse non si sarebbero mai convinti a sperimentare il commercio elettronico e altre forme di lettura e di ascolto.

La crisi sarà dura e l’Aie fa bene ad accendere i riflettori sui numeri registrati nel primo quadrimestre del 2020. Ma resto convinto del fatto che il coronavirus non ucciderà l’editoria: il settore si riprenderà e alla lunga il numero dei lettori potrebbe anche crescere rispetto agli anni passati.

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