Il pianeta Federer

Poco prima che il mondo entrasse in lockdown, Sperling & Kupfer ha pubblicato Roger Federer. La biografia definitiva: la firma è di René Stauffer, l’uomo che ha seguito per decenni le gesta di Roger dentro e fuori dai campi.

Questo non è il primo libro del giornalista svizzero sulla carriera di Federer, tanto che l’editore si è inventato il sottotitolo La biografia definitiva: una scelta azzardata se pensiamo che il racconto si ferma al 2019 e solo la diffusione del coronavirus ha impedito che altre imprese, numeri e storie finissero per arricchire la vicenda umana e sportiva del tennista di Basilea.

Da David Foster Wallace in giù, i titoli dedicati a RF sono moltissimi e scrivere qualcosa di nuovo (o anche solo di innovativo) sul tema è sempre più difficile. Va detto subito: i fan della prima ora non troveranno alcuna rivelazione, eppure il lavoro di Stauffer ha i suoi pregi e merita di essere letto.

L’autore evita la formula della biografia in ordine cronologico – l’infanzia, la maturazione, le prime vittorie, l’ascesa all’Olimpo del tennis, il ritiro all’orizzonte – per rappresentare piuttosto il pianeta Federer: l’uomo, il tennista, il padre, il marito, l’ambasciatore dei grandi marchi, il filantropo.

Stauffer parte dalla fine, dall’incredibile 2017 che ha segnato il ritorno di Roger dopo un lungo periodo di stop. Quell’anno un giocatore che tutti davano per morto ha vinto Australian Open e Wimbledon:

«Una prestazione piuttosto notevole», affermerà il presidente di Wimbledon, Philip Brook, in un breve discorso prima della mezzanotte, minimizzando alla maniera britannica.

Poi torna all’inizio, per parlare del contesto sociale in cui il tennista si è fatto le ossa. Gli anni della gloria e della rivalità più accesa con Nadal sono quelli che occupano il minor numero di pagine: una scelta condivisibile, perché di quel periodo sappiamo praticamente tutto.

Di maggiore interesse è l’ultima parte del libro. Stauffer racconta il rapporto di Federer con i media, il legame con la moglie Mirka, l’attenzione allo stile, l’intuizione dietro alla nascita del marchio RF, lo stravolgimento causato dall’arrivo dei gemelli, il rapporto con la Svizzera, l’impegno filantropico con la sua fondazione, il ruolo dei coach nella sua crescita tennistica, il rapporto con i fan e la questione del goat (Greatest Of All Time).

Un’analisi a tutto campo che ci porta a fare i conti con la questione della sua futura eredità:

Ciò che lo svizzero si augura di lasciare, in realtà, è la consapevolezza di avere elevato il tennis maschile a un nuovo livello qualitativo, e di avere creato all’interno del circuito, come figura simbolo di integrazione e leader, una nuova atmosfera di rispetto e un maggiore senso di appartenenza.

Forse il lascito più significativo che si sovrappone a quello sportivo è l’avere dimostrato che si può diventare un campione mondiale rimanendo autentici e con i piedi per terra, mantenendo la propria naturalezza, gentilezza, modestia e umanità.

Le fonti di Stauffer sono molteplici: qualche intervista di prima mano a Roger, ai familiari e ai coach, dichiarazioni riprese dai media, considerazioni personali frutto di una lunga esperienza da giornalista in prima linea nel circuito Atp.

Il libro non resterà come una pietra miliare nella biblioteca del tennis, ma è una lettura godibile nei mesi di astinenza dai tornei professionistici e un buon regalo per chiunque abbia una racchetta nell’armadio.

Classificazione: 3 su 5.
René Stauffer
Roger Federer. La biografia definitiva
Sperling & Kupfer 2020
349 pp, traduzione di Anna Maria Foli

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