Orient, la trappola del thriller letterario

Per far uscire un thriller dalla cerchia degli appassionati, gli uffici marketing tendono spesso a presentare il libro come thriller letterario. C’è sempre un omicidio da risolvere, ma il lettore si aspetta una prosa più curata, personaggi a tutto tondo, una certa analisi della società e dei suoi problemi, che sia l’emergenza climatica o la discriminazione. In questo modo il romanzo entra anche nelle case dei lettori forti, quelli che cercano la qualità insieme al nome del colpevole. I thriller letterari esistono (La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker, ad esempio: è uno splendido manuale di scrittura e una riflessione sull’essere scrittore), ma nella maggior parte dei casi sono specchietti per le allodole.

Orient di Christopher Bollen rientra in questo gruppo. L’autore è un raffinato giornalista e scrittore newyorchese, la quarta di copertina riporta stralci di recensioni che lasciano pochi dubbi: «thriller e alta letteratura» (Los Angeles Times), «rara finezza letteraria» (USA Today), «profonde riflessioni su che cosa produce psicosi oggi» (Financial Times).

Il romanzo è ambientato a Orient, una località di villeggiatura sulla punta estrema di Long Island (a nord rispetto ai blasonati Hamptons). Da qualche anno il paese attira artisti newyorchesi alla ricerca di un luogo tranquillo in cui vivere o lavorare, lontani dallo stress di Manhattan. La routine è sconvolta dall’arrivo del misterioso Mills Chevern: il giovane – abbandonato dai genitori, tossicodipendente, una vita disastrata – giunge a Orient al seguito Paul Benchley, un architetto originario del luogo pronto a sistemare la casa della madre, morta di cancro.

Quando si sparse la notizia che Paul Benchley aveva invitato un ragazzo senza famiglia a stare da lui, nella casa di Youngs Road, molti vicini si mostrarono preoccupati. Sapevano bene, e l’avevano visto fin troppo di recente, che cosa gli estranei erano in grado di fare.

Christopher Bollen,
Orient

Come sempre accade, l’arrivo dello straniero porta tempesta. Pochi giorni dopo – ma siamo già a pagina 129 – nel mare viene rinvenuto il corpo senza vita di Jeff Trader, «il manutentore alcolizzato delle case di Orient». Seguiranno altre vittime, morti sempre più eclatanti, e le attenzioni della polizia convergeranno sull’ultimo arrivato. Mills inizierà a indagare sull’accaduto insieme a Beth Sheperd, tornata a Orient insieme al marito-artista Gavril. È una sfida contro il tempo: la polizia vuole inchiodare lo straniero, Mills e Beth cercano il vero assassino.

Fin qui il thriller, che si chiude con la scoperta del colpevole e del movente (niente di eclatante). E la parte “letteraria”? Sta nei temi che Bollen prova a sollevare, tra un colpo di scena e l’altro: la diffidenza verso il diverso e lo straniero, la resistenza ai cambiamenti sociali e ambientali, il complottismo, le macchie celate da famiglie apparentemente perfette. Tanta carne al fuoco, troppa per approfondirla a dovere. Qui il thriller letterario è “solo” un lunghissimo thriller tradizionale.

Classificazione: 2 su 5.
Christopher Bollen
Orient
Bollati Boringhieri 2018
673 pp, traduzione di Daniela Guglielmino

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